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venerdì, ottobre 25, 2013

The Wall...



Topanga Canyon (California), 199... 
Riaprì gli occhi improvvisamente. 
Per qualche secondo, non vide altro che il buio della notte lungo il fianco della montagna che si ergeva imponente mentre lui giaceva disteso a terra.
Sentiva sul proprio corpo il tocco di mani del tutto estranee. 

Delicate, questo sì, ma sbrigative e decise mentre affondavano nel suo addome, tastandolo e palpandolo. 
Represse un grido di dolore che si palesò solo come una smorfia sul volto sofferente.
«Ragazzo, mi senti?»
C’era un fastidioso bip-bip che spiccava fra i diversi rumori di sottofondo. 

Ruotò il capo alla propria destra a fatica. 
S’abituò lentamente alla poca luce che c’era, riuscendo ad inquadrare qualcuna delle figure che gli giravano attorno. 
Le mani appartenevano ad un uomo di mezza età vestito con una divisa arancio acceso, i cui bordi rifrangevano la luce di un paio di torce che erano puntate sui due.
Qualcuno l’aveva spogliato della giacca di pelle e della maglietta e gli aveva apposto sul torace una serie di elettrodi che rilevavano il suo battito cardiaco.
Cercò di contorcersi leggermente. 

Lo spigolo di quella che poteva essere una pietra gli si era conficcato nella schiena, fra le scapole, poiché era disteso a terra mezzo nudo. 
Ma a quel piccolo movimento l’intero suo corpo si ribellò, esplodendo in un dolore atroce specie al costato, sulla sinistra, dove sembrava che lo stessero infilzando con tutta una serie di coltelli, uno dietro l’altro. 
I denti si strinsero come tagliole, distorcendo un suono gutturale che salì su direttamente dalla gola e che non riuscì a trattenere. 
Sussultò provocandosi un’ulteriore fitta; si lasciò ricadere con la schiena a terra. 
Il fastidio di quella pietra era senza dubbio il minore dei suoi problemi.
«Non muoverti, sta buono. Credo che tu ti sia rotto qualche costola. Sapremo qualcosa di più in ospedale».
L’uomo osservò attentamente il viso del giovane. 

A parte un livido che si stava formando sul sopracciglio sinistro, il casco aveva fatto il suo dovere. Sospirò, scuotendo il capo. 
In tanti anni di lavoro, non capiva ancora il senso di fare delle ragazzate come quella.
«Potevi restarci secco, ragazzo, lo sai ?» continuò l’uomo, con voce seria.
Lui aprì la bocca un paio di volte per dir qualcosa. 

Ci riuscì solo al terzo tentativo.
«… la mia moto ?» soffiò dolorosamente, con la voce graffiata e arrochita.
L’uomo fece un cenno di diniego col capo.
«Lascia perdere e ringrazia che sei qui a parlarne» disse, duramente, richiamando l’attenzione degli altri due ragazzi che erano lì accanto. 

«Caricatelo sull’ambulanza e andiamo in ospedale».
I due paramedici annuirono. 

Nel momento in cui lo sistemarono sulla barella, il giovane percepì distintamente lo scricchiolare delle ossa della sua gabbia toracica.
Ma quello fu il meno.
Nell’issare la barella, uno dei due se ne lasciò sfuggire l’estremità, facendolo cadere rovinosamente a terra, di nuovo. 

Ecco, quello era decisamente peggio.
Ma nonostante la paura, a Keanu veniva da ridere per la comicità della scena. 

E l’avrebbe fatto, se non fosse stato tanto doloroso perfino il semplice respirare. 





Eccoci ancora qua per la serie: 
In realtà Keanu Reeves è uno scavezzacollo senza sale in zucca”.
Nota è infatti la sua passione per le moto e per l’alta velocità. Ammette di non aver mai indossato il casco, per anni, e per fortuna l’aveva addosso la notte dell’incidente raccontato in questa Flash.
Durante una ‘demon ride’ (corsa ad alta velocità a fari spenti nella notte) nella zona del Topanga Canyon, il nostro eroe prese una curva in malo modo, finendo dritto contro il fianco di una delle montagne del Canyon e trovandosi sbalzato di parecchi metri lontano dalla propria moto. 

È stato un incidente che l’ha profondamente scosso, tanto che lui stesso dice di aver pensato di essere morto in quell’istante.




Poi è diventato tutto nero”, dice. 
La seconda cosa che ho realizzato era che ero stato sbalzato lontano dalla moto. È stata anche la prima volta nella mia vita che ho urlato cercando aiuto. È imbarazzante. Ma, semplicemente, non volevo morire. Quando sono arrivato in ospedale mi hanno detto che avevo una emorragia interna e delle costole rotte. Sono stato ricoverato per una settimana”.

Tuttavia, come al solito al buon Keanu, anche in stato di shock, non è sfuggito il lato comico della vicenda. La caduta della barella è infatti parte integrante di essa ed è Keanu stesso a raccontare quel che provò, fra la paura e il dolore.


It made me laugh, but I couldn’t breathe!





Dell’incidente Keanu conserva una vistosa cicatrice sull’addome e una cicatrice sulla spalla destra, dalla quale nel cadere un bel po’ di pelle venne grattugiata via.
Non è l’unico episodio di questo genere: nel 1996, si scontrò contro un’automobile, sempre con la moto, rompendosi la caviglia destra e provocandosi una cicatrice sulla gamba.
In un altro scontro con un’automobile che stava facendo una inversione ad U, gli saltarono entrambi gli incisivi superiori, che sono infatti rimpiazzati da due impianti ortodontici.
In un altro incidente, i denti inferiori gli trapassarono il labbro superiore, nella parte sinistra. Anche in quel punto conserva un paio di piccole cicatrici, così come ne ha diverse sparse sulle ginocchia dovute a svariate altre cadute.
Adesso dice di correre decisamente meno, in moto.

Ed io ?
Io non ci credo :)

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by giorno26 ღ